Mietitrice Meccanica
A partire dal 1831, il 22enne Cyrus McCormick continuò il tentativo fallito di suo padre di produrre un modello di mietitrice meccanica. Il padre di Cyrus, Robert McCormick, aveva studiato a fondo la mietitrice meccanica, ma il suo design non fu mai perfezionato.
Per tre anni, Cyrus lavorò su una macchina e finalmente ottenne un brevetto nel 1834.
La mietitrice trainata da cavalli di Cyrus utilizzava lame da taglio che si muovevano avanti e indietro e un dispositivo rotante per spingere il grano tagliato sul retro della macchina.
Amish “Good Old Days” Farming Demonstration in Shipshewana, Indiana
Credit Video Youtube channel Daniel Foster
Aràtu
Aràtu: aratro (dal latino aràtrum): strumento agricolo a trazione animale o meccanica la cui parte essenziale è il vomere (‘u puntali), lama d’acciaio che affonda nella terra rivoltandola in solchi lunghi e profondi sia in senso longitudinale che trasversale, ossia “ciaccari e rifunniri”. Prima dell’avvento dei moderni coltivatori e dei trattori l’aratro svolgeva la sua funzione dalla sinergia dell’animale, che lo tirava aggiogato tra le due aste, e dell’uomo che, oltre a guidare l’animale, doveva fare forza sull’aratro per farlo penetrare più in profondità, per cui a volte, per fare maggiore pressione, si sedeva anche sull’asse dove era innestato il vomere. L’aratro maggiormente utilizzato dalle nostre parti era l’aràtu a scocca, mentre altri particolari tipi di aratro erano ‘aràtu a ciùovu e ‘aràtu a spadda.
Fàuci
Fàuci: falce (dal latino falcis, falci, fauci), arnese di ferro ricurvo tagliente all’interno, per mietere il grano, le biade e altri cereali, di misura e taglio diverso secondo le granaglie da mietere. Ogni mietitore aveva la propria falce adeguata alla sua mano.
cannèddi: ditali di canna che i mietitori infilavano nelle dita della mano che svolgeva il compito di afferrare quanto più possibile steli di grano, in genere la sinistra, per salvaguardarla dalla falce azionata dalla destra.
‘A cannedda era costituita da un pezzo di canna lungo circa 12-15 cm di cui 7-8 costituivano la parte che veniva infilata nel dito, mentre tutto il resto era “l’unghia” che veniva realizzata tagliando a fischietto la parte di sotto.