Come si faceva il pane in casa

Impastare nella Maìdda

Maìdda: tradizionale cassa di legno, solitamente rettangolare e con le pareti inclinate, per intridere la farina (probabilmente derivante dal lat. magĭda, adattam. del gr. μαγίς -ίδος «pane, madia», affine a μάσσω «impastare»). I maìddi (altrove chiamate maide o maidde) sono i tradizionali contenitori utilizzati per l’impasto domestico della farina. Vengono realizzate di diverse misure, mediamente 60×90, in legno abete o in legno faggio evaporato, con un sistema ad incastro delle tavole di legno che impedisce il formarsi di spazi o fessure anche a seguito del loro utilizzo.

Briula: gramola di tipo particolare che serve per amalgamare e rendere omogeneo l’impasto preparato nella maìdda. E composta da un piano di legno rifinito in modo che da un lato risulta a forma di testa, in cui sono infissi due grossi occhielli in cui viene imperniato ‘u briùni.

Briùni: asta per scaniàri il pane; consiste in un paletto lungo circa un metro e mezzo, rastremato come un coltello e imperniato in una estremità nella gramola (brìula) e dall’altra con impugnatura, che viene alzato e abbassato ritmicamente sul pastone fino a quando l’impasto diventa liscio. Per scaniàri necessitano due persone, una seduta a cavalcioni sulla “testa” della brìula e l’altra che aziona ‘u briùni.

Crìvu

Crìvu: crivello (dal latino crìbrum), arnese di forma rotonda, costituito da un telaio con bordo alto da 10 a 25 cm., in propor-zione alla circonferenza, sul cui fondo è fissata una rete metallica, usato per vagliare (separare) grano, orzo, fave e altri cereali.

Lo spessore della rete e le maglie variano secondo le granaglie da vagliare; per l’orzo si usa ‘u crivicuoriu.

Pàla

Pàla (ro furmìentu): arnese interamente di legno composto dal manico e dal corpo della pala vera e propria,leggermente concava, larga circa 25 cm e lunga 30-35 cm. Veniva utilizzata, dopo la spagliatura, per nettare il frumento; come e ancor di più che per spagliare, ppi sbriuliàri (per sventolare) il grano era indispensabile un buon venticello. Dal lat. pala, forse derivante dapàléa.

Scanatùri

Scanatùri: spianatoio, presente in tutte le abitazioni della Sicilia. È una semplicissima tavola di legno di forma quadrangolare, mediamente 60×70, in cui si intride la farina e successivamente viene spianata la pasta. Viene realizzato generalmente in legno abete, con un sistema ad incastro delle tavole che impedisce il formarsi di spazi o fessure anche a seguito del loro utilizzo.

Carratièddu

Carratièddu: caratèllo o carratèllo, botticella per il vino di diverse dimensioni; forse diminutivo derivato dall’ant. carrata «botte trasportata su un carro». ‘U carratièddu, oltre ad essere unità di misura per il mosto, corrispondente nella nostra zona a lt 50 circa (in Sicilia mediamente lt 42,98), era compagno inseparabile delle interminabili giornate del campagnolo il quale iniziava il duro lavoro all’alba per terminare dopo il tramonto, ma in particolare lo era dello zappatore e del mietitore: un buon sorso del corposo nettare ogni tanto serviva a rinfrancare le membra stanche di stare curve a 90 gradi per ore ed ore sotto il sole cocente.